Alzheimer Cafè

Alzheimer Cafè

Arredi per spazi protetti e stimolanti

Quella degli Alzheimer Cafè è una tendenza sempre più diffusa, i cui effetti positivi sono evidenti sia sulle persone con demenza che su chi si prende cura di loro. La possibilità di condividere le proprie esperienze in un luogo sicuro e protetto, aiuta i caregiver informali ad acquisire strumenti molto utili per imparare a gestire la malattia. Lo scambio di informazioni, consigli e suggerimenti avviene sia con i propri pari (altri malati o altri parenti) che con professionisti debitamente formati. Trascorrere momenti ricreativi di svago e relax migliora l’umore delle persone fragili, contenendone i disturbi del comportamento. Ogni momento, non solo all’interno del bar ma anche nel percorso “da” e “per” quel luogo, consente di svolgere attività mirate che diventano a tutti gli effetti interventi terapeutici non farmacologici.

Quelli attualmente presenti sono veri e propri bar indipendenti dalle strutture sanitarie, sorti allo scopo di accogliere persone affette da demenza e loro cari per accompagnarli nel percorso di accettazione della patologia. Sono punti di ritrovo per chiunque cerchi ascolto, comprensione ed appoggio. Questi preziosi esempi di inclusione sociale sono, ormai, presenti in diverse città. Per collaborare con queste realtà come professionisti del settore o segnalarle ai vostri utenti e alle loro famiglie, vi invitiamo a cliccare qui per scoprire il Cafè Alzheimer più vicino.

Confrontandoci quotidianamente con chi vive l’ambito socio-assistenziale, riteniamo che un servizio come questo sarebbero utile anche all’interno delle strutture. Il post di oggi ha lo scopo di suggerirvi come arredare i vostri Caffè Alzheimer e favorirne la diffusione sul territorio nazionale.

LA SCELTA DEL LOCALE

La posizione geografica del bar è estremamente importante. L’Alzheimer Cafè dev’essere situato in un punto strategico affinché le persone fragili possano facilmente raggiungerlo in sicurezza.

Per quanto banale sia, partiamo col dire che non devono assolutamente essere presenti barriere architettoniche, la zona ideale è centrale e ben collegata ad altri servizi. La soluzione migliore sarebbe quella di integrare il cafè in complessi residenziali protetti e controllati, come i Villaggi Alzheimer.

Senza dubbio assume valore aggiunto la sua collocazione nel verde. Un’ottima idea potrebbe essere quella di inserire un piccolo punto di ristoro all’interno di un giardino Alzheimer, che permetta agli ospiti con wandering di fermarsi e godere di una breve pausa. Suggeriamo di prevedere una struttura coperta allestita con tavoli e sedute, così da garantire una zona di sosta ombreggiata che fa molto comodo nei mesi più caldi. Qualora la struttura ne disponga, un’alternativa carina sarebbe l’utilizzo della terrazza per la distesa estiva, debitamente messa in sicurezza ed arricchita con piante decorative.

I centri specialistici e le residenze promiscue che dispongono di spazi attrezzati per l’accoglienza di ospiti con disturbi cognitivi e comportamentali sono ormai numerosi. Spesso, però, accolgono tipologie miste di utenza, pertanto per ottimizzare i locali e le aree cortilive non possono applicare le misure di sicurezza necessarie per la gestione delle demenze in stato più avanzato. In questi casi è difficile individuare punti abbastanza sicuri da poter essere fruiti in autonomia dagli ospiti. Vi sono, però, alcuni compromessi possibili. Una prima idea potrebbe essere quella di sfruttare il cortile o se possibile un parco limitrofo. Questi spesso sono circondati da strade e parcheggi, fonte di pericolo per gli ospiti. Tuttavia i degenti vi possono accedere accompagnati dei propri familiari o dagli operatori. Una soluzione ancora più semplice è la collocazione del bar all’interno della residenza stessa, con un percorso specifico e ben segnalato per raggiungerlo. Anche in questo caso sarà comunque necessario accompagnare le persone che hanno bisogno di una guida per evitare che si perdano o possano mettersi in pericolo, ma si potrà comunque giovare di un’area dedicata per fare quattro chiacchiere o giocare a carte bevendo qualcosa. Le stesse attività potrebbero anche essere svolte nei saloni o nelle aree relax dei reparti, ma negli ultimi anni a causa dell’emergenza sanitaria è più problematico farvi accedere i parenti. Per questo motivo uno spazio esterno ai nuclei, ma abbastanza sicuro e protetto, è un’ottima alternativa.

LA SCELTA DEL LOCALE

La posizione geografica del bar è estremamente importante. L’Alzheimer Cafè dev’essere situato in un punto strategico affinché le persone fragili possano facilmente raggiungerlo in sicurezza.

Per quanto banale sia, partiamo col dire che non devono assolutamente essere presenti barriere architettoniche, la zona ideale è centrale e ben collegata ad altri servizi. La soluzione migliore sarebbe quella di integrare il cafè in complessi residenziali protetti e controllati, come i Villaggi Alzheimer.

Senza dubbio assume valore aggiunto la sua collocazione nel verde. Un’ottima idea potrebbe essere quella di inserire un piccolo punto di ristoro all’interno di un giardino Alzheimer, che permetta agli ospiti con wandering di fermarsi e godere di una breve pausa. Suggeriamo di prevedere una struttura coperta allestita con tavoli e sedute, così da garantire una zona di sosta ombreggiata che fa molto comodo nei mesi più caldi. Qualora la struttura ne disponga, un’alternativa carina sarebbe l’utilizzo della terrazza per la distesa estiva, debitamente messa in sicurezza ed arricchita con piante decorative.

I centri specialistici e le residenze promiscue che dispongono di spazi attrezzati per l’accoglienza di ospiti con disturbi cognitivi e comportamentali sono ormai numerosi. Spesso, però, accolgono tipologie miste di utenza, pertanto per ottimizzare i locali e le aree cortilive non possono applicare le misure di sicurezza necessarie per la gestione delle demenze in stato più avanzato. In questi casi è difficile individuare punti abbastanza sicuri da poter essere fruiti in autonomia dagli ospiti. Vi sono, però, alcuni compromessi possibili. Una prima idea potrebbe essere quella di sfruttare il cortile o se possibile un parco limitrofo. Questi spesso sono circondati da strade e parcheggi, fonte di pericolo per gli ospiti. Tuttavia i degenti vi possono accedere accompagnati dei propri familiari o dagli operatori. Una soluzione ancora più semplice è la collocazione del bar all’interno della residenza stessa, con un percorso specifico e ben segnalato per raggiungerlo. Anche in questo caso sarà comunque necessario accompagnare le persone che hanno bisogno di una guida per evitare che si perdano o possano mettersi in pericolo, ma si potrà comunque giovare di un’area dedicata per fare quattro chiacchiere o giocare a carte bevendo qualcosa. Le stesse attività potrebbero anche essere svolte nei saloni o nelle aree relax dei reparti, ma negli ultimi anni a causa dell’emergenza sanitaria è più problematico farvi accedere i parenti. Per questo motivo uno spazio esterno ai nuclei, ma abbastanza sicuro e protetto, è un’ottima alternativa.

giardino alzheimer idee arredamento sedute tavoli aglaya design

LE PERSONE

Non tutti possono lavorare in un Cafè Alzheimer. Il personale dev’essere ben predisposto ad interagire con le persone fragili e soprattutto ad assecondarne, nei limiti del possibile, le richieste. Tra le doti indispensabili vi sono senza dubbio empatia, pazienza, gentilezza e tolleranza.

LE PERSONE

Non tutti possono lavorare in un Cafè Alzheimer. Il personale dev’essere ben predisposto ad interagire con le persone fragili e soprattutto ad assecondarne, nei limiti del possibile, le richieste. Tra le doti indispensabili vi sono senza dubbio empatia, pazienza, gentilezza e tolleranza.

GLI ARREDI

Arredare un Alzheimer Cafè non equivale ad allestire un semplice bar. È indispensabile avere una serie di accorgimenti che permettano ai principali fruitori del servizio (pazienti e parenti) di sentirsi accolti in un luogo sicuro sotto ogni punto di vista.

Facciamo qualche esempio.

  • Tutti i mobili non devono avere spigoli ed essere abbastanza pesanti da non poter essere sollevati, suggeriamo anche di evitare le ruote, per favorire il mantenimento dell’ordine.
  • Il bancone dev’essere chiaramente visibile ed identificabile, per poter richiamare alla memoria la sua funzione. Può essere utile apporre una carta da parati sulla parete posteriore per delimitare ulteriormente l’area ed utilizzare illuminazione a led per evidenziarne la struttura.
  • Le sedute più indicate sono quelle comode ed avvolgenti. Via libera a poltrone, poltroncine e divanetti. Gli sgabelli sono assolutamente da evitare.
  • Vi suggeriamo tavoli con 4 gambe, più stabili rispetto a quelli dotati di basamento centrale. Se possibile è meglio prediligere quelli alti rispetto ai tavolini da caffè, per evitare che gli ospiti, scambiandoli per sgabelli bassi, ci si possano sedere sopra.
  • Per quanto riguarda i materiali consigliamo piani e strutture resistenti e facilmente lavabili/igienizzabili. A questo scopo preferite lavorazioni semplici e lineari, evitando intrecci, sovrapposizioni ecc. (es. rattan). Ottimi il legno trattato ed il tecnopolimero, sia per le sedute che per i tavoli, entrambi da associare a tessuti confortevoli, facilmente sanificabili ed imbottiture generose. Per non raffreddare troppo l’ambiente eviteremmo i metalli. Sconsigliamo, inoltre, il vetro per questioni di sicurezza.
  • La sala deve avere una buona illuminazione, preferibilmente naturale. Meglio evitare tinte o fantasie scure, in particolare per le pareti. Utilizzare colori caldi e grandi contrasti, per compensare eventuali disturbi sensoriali e percettivi.
  • Utilizzare la segnaletica per fornire indicazioni e comunicare con le persone fragili. Un’insegna all’esterno aiuta a capire dov’è il bar e come raggiungerlo. All’interno è bene servirsi di targhe, cartelli e poster con immagini accattivanti per comunicare chiaramente determinati messaggi, quali: “qui puoi trovare questi cibi o queste bevande”, “segui la freccia per raggiungere il bagno”, “la cassa è qui” ecc.
  • Gli elementi con caratteristiche fonoassorbenti sono utili a ripulire l’ambiente a livello sonoro, agiscono attutendo i rumori di fondo e migliorando la qualità delle conversazioni. Sono disponibili sia come semplici pannelli che come veri e propri quadri con stampe standard o personalizzate. Possono essere anche luminosi e diventare sistemi a soffitto dalla doppia funzione. Si utilizzano appesi alle pareti, sospesi, con base di appoggio o integrati a mobili contenitori ed altri arredi e complementi.
  • Qualche pianta rende l’ambiente più accogliente. Delle belle fioriere di design permettono di introdurre nel locale qualche nota di verde senza ostacolare gli spostamenti. Per separare i tavoli tra loro oppure le diverse aree di un unico salone comune, suggeriamo le soluzioni provviste di separé.
GLI ARREDI

Arredare un Alzheimer Cafè non equivale ad allestire un semplice bar. È indispensabile avere una serie di accorgimenti che permettano ai principali fruitori del servizio (pazienti e parenti) di sentirsi accolti in un luogo sicuro sotto ogni punto di vista.

Facciamo qualche esempio.

  • Tutti i mobili non devono avere spigoli ed essere abbastanza pesanti da non poter essere sollevati, suggeriamo anche di evitare le ruote, per favorire il mantenimento dell’ordine.
  • Il bancone dev’essere chiaramente visibile ed identificabile, per poter richiamare alla memoria la sua funzione. Può essere utile apporre una carta da parati sulla parete posteriore per delimitare ulteriormente l’area ed utilizzare illuminazione a led per evidenziarne la struttura.
  • Le sedute più indicate sono quelle comode ed avvolgenti. Via libera a poltrone, poltroncine e divanetti. Gli sgabelli sono assolutamente da evitare.
  • Vi suggeriamo tavoli con 4 gambe, più stabili rispetto a quelli dotati di basamento centrale. Se possibile è meglio prediligere quelli alti rispetto ai tavolini da caffè, per evitare che gli ospiti, scambiandoli per sgabelli bassi, ci si possano sedere sopra.
  • Per quanto riguarda i materiali consigliamo piani e strutture resistenti e facilmente lavabili/igienizzabili. A questo scopo preferite lavorazioni semplici e lineari, evitando intrecci, sovrapposizioni ecc. (es. rattan). Ottimi il legno trattato ed il tecnopolimero, sia per le sedute che per i tavoli, entrambi da associare a tessuti confortevoli, facilmente sanificabili ed imbottiture generose. Per non raffreddare troppo l’ambiente eviteremmo i metalli. Sconsigliamo, inoltre, il vetro per questioni di sicurezza.
  • La sala deve avere una buona illuminazione, preferibilmente naturale. Meglio evitare tinte o fantasie scure, in particolare per le pareti. Utilizzare colori caldi e grandi contrasti, per compensare eventuali disturbi sensoriali e percettivi.
  • Utilizzare la segnaletica per fornire indicazioni e comunicare con le persone fragili. Un’insegna all’esterno aiuta a capire dov’è il bar e come raggiungerlo. All’interno è bene servirsi di targhe, cartelli e poster con immagini accattivanti per comunicare chiaramente determinati messaggi, quali: “qui puoi trovare questi cibi o queste bevande”, “segui la freccia per raggiungere il bagno”, “la cassa è qui” ecc.
  • Gli elementi con caratteristiche fonoassorbenti sono utili a ripulire l’ambiente a livello sonoro, agiscono attutendo i rumori di fondo e migliorando la qualità delle conversazioni. Sono disponibili sia come semplici pannelli che come veri e propri quadri con stampe standard o personalizzate. Possono essere anche luminosi e diventare sistemi a soffitto dalla doppia funzione. Si utilizzano appesi alle pareti, sospesi, con base di appoggio o integrati a mobili contenitori ed altri arredi e complementi.
  • Qualche pianta rende l’ambiente più accogliente. Delle belle fioriere di design permettono di introdurre nel locale qualche nota di verde senza ostacolare gli spostamenti. Per separare i tavoli tra loro oppure le diverse aree di un unico salone comune, suggeriamo le soluzioni provviste di separé.
saletta bar rsa arredi aglaya design
L’ATTENZIONE ALLE PICCOLE COSE

La comunicazione ci insegna che “non è possibile non comunicare”. In ogni ambiente che ci circonda, infatti, qualsiasi oggetto ha un proprio ruolo e lo esprime attraverso una serie di segnali più o meno espliciti. Pensiamo che la compromissione delle funzioni cognitive renda i dettagli trascurabili e gli scambi comunicativi impossibili, mentre in realtà spesso è vero il contrario.

Quando spiegare un concetto a parole o mostrare all’altro un gesto, nella speranza che lo imiti, non sortisce alcuna reazione, proviamo a spostare il focus sulle piccole cose. Basta scomporre un’azione in un singolo frammento, sia esso un colore, la posizione di un corpo nello spazio oppure un suono.

Come? Ve lo spieghiamo subito.

Nella vita frenetica di ognuno di noi apparentemente non è importante il colore della tazzina dentro cui ci viene servito il caffè che beviamo al volo al bar vicino all’ufficio. Per una persona con demenza, invece, non è detto che sia lo stesso. Una tazza a fiorellini potrebbe ricordare il servizio da tè della nonna, riaprire quel cassetto della memoria e far tornare il sorriso. Spesso un pensiero si ripercuote a catena sulle azioni, con la diretta conseguenza di incentivare la partecipazione a determinate attività. Il pensiero della nonna e quindi della propria infanzia, potrebbe far venire voglia all’anziano di sfogliare vecchie foto e ripercorrere insieme alle altre persone presenti al tavolo i propri momenti più felici. Gli effetti positivi di questo circolo virtuoso sono chiaramente intuibili:

  • l’attenzione passa dal malessere causato dalla patologia al tema di interesse, che funge da piacevole distrazione;
  • il clima sereno e rilassato aiuta a controllare attacchi di agitazione ed aggressività.

La scelta di ogni cosa, anche quella più banale, è estremamente importante e lo è altrettanto la capacità dei caregiver, formali e non, di guidare i pazienti attraverso attività gradite, motivanti e soddisfacenti. Questo migliora il benessere della persona fragile e di chi se ne prende cura, agendo in prima battuta su uno degli aspetti più problematici: i disturbi psicologici e comportamentali correlati alle demenze (BPSD).

Dunque un gesto semplice come bere un tè in compagnia può aiutare allo stesso momento a tenere sotto controllo i sintomi di una patologia e a rassicurare i parenti della persona che ne è colpita. Lo avreste mai pensato?

Ci sembra che queste siano ragioni più che valide per diffondere i Caffè Alzheimer quanto più possibile. Per questo vogliamo fare la nostra parte ed aiutarvi ad arredare ogni bar affinché sia realmente accessibile a tutti, nell’ottica di un’inclusione non solo motoria, ma anche cognitiva, psicologica e socio-relazionale.

L’ATTENZIONE ALLE PICCOLE COSE

La comunicazione ci insegna che “non è possibile non comunicare”. In ogni ambiente che ci circonda, infatti, qualsiasi oggetto ha un proprio ruolo e lo esprime attraverso una serie di segnali più o meno espliciti. Pensiamo che la compromissione delle funzioni cognitive renda i dettagli trascurabili e gli scambi comunicativi impossibili, mentre in realtà spesso è vero il contrario.

Quando spiegare un concetto a parole o mostrare all’altro un gesto, nella speranza che lo imiti, non sortisce alcuna reazione, proviamo a spostare il focus sulle piccole cose. Basta scomporre un’azione in un singolo frammento, sia esso un colore, la posizione di un corpo nello spazio oppure un suono.

Come? Ve lo spieghiamo subito.

Nella vita frenetica di ognuno di noi apparentemente non è importante il colore della tazzina dentro cui ci viene servito il caffè che beviamo al volo al bar vicino all’ufficio. Per una persona con demenza, invece, non è detto che sia lo stesso. Una tazza a fiorellini potrebbe ricordare il servizio da tè della nonna, riaprire quel cassetto della memoria e far tornare il sorriso. Spesso un pensiero si ripercuote a catena sulle azioni, con la diretta conseguenza di incentivare la partecipazione a determinate attività. Il pensiero della nonna e quindi della propria infanzia, potrebbe far venire voglia all’anziano di sfogliare vecchie foto e ripercorrere insieme alle altre persone presenti al tavolo i propri momenti più felici. Gli effetti positivi di questo circolo virtuoso sono chiaramente intuibili:

  • l’attenzione passa dal malessere causato dalla patologia al tema di interesse, che funge da piacevole distrazione;
  • il clima sereno e rilassato aiuta a controllare attacchi di agitazione ed aggressività.

La scelta di ogni cosa, anche quella più banale, è estremamente importante e lo è altrettanto la capacità dei caregiver, formali e non, di guidare i pazienti attraverso attività gradite, motivanti e soddisfacenti. Questo migliora il benessere della persona fragile e di chi se ne prende cura, agendo in prima battuta su uno degli aspetti più problematici: i disturbi psicologici e comportamentali correlati alle demenze (BPSD).

Dunque un gesto semplice come bere un tè in compagnia può aiutare allo stesso momento a tenere sotto controllo i sintomi di una patologia e a rassicurare i parenti della persona che ne è colpita. Lo avreste mai pensato?

Ci sembra che queste siano ragioni più che valide per diffondere i Caffè Alzheimer quanto più possibile. Per questo vogliamo fare la nostra parte ed aiutarvi ad arredare ogni bar affinché sia realmente accessibile a tutti, nell’ottica di un’inclusione non solo motoria, ma anche cognitiva, psicologica e socio-relazionale.